Ineos, Marcel Kittel spinge in alto Chris Froome: “Quando smetterà sarà nella categoria dei campioni del livello di Eddy Merckx”

Marcel Kittel è un fresco ex professionista. La sua parabola è stata luminosa ma molto veloce, visto il ritiro dello scorso maggio, all’età di 30 anni, dopo aver vinto la bellezza di 89 corse. Il velocista tedesco, però, continua a interessarsi del mondo del ciclismo professionistico e prova a dare una lettura su quello che potrà essere il Tour de France 2020 e, soprattutto, il tentativo di Chris Froome di vincere la quinta Grand Boucle, dopo quelle portate a casa nel 2013, 2015, 2016 e 2017. Il britannico è reduce dal tremendo infortunio patito alla vigilia della scorsa edizione, ma nelle scorse settimane ha fatto sapere di essersi ben ripreso.

“Il mio favorito per il Tour 2020? Il nome di Froome potrebbe non essere quello che mi viene in mente per primo – le parole di Kittel raccolte da Stats Perform – Nella sua stessa squadra, il Team Ineos, ci sono almeno altri due potenziali vincitori, Egan Bernal e Geraint Thomas. Effettivamente è dura pensare di poter vincere il Tour de France con simili compagni, più che altro perché bisognerà vedere come si comporteranno individualmente quando magari ci saranno altre squadre che proveranno ad attaccare. Ma Chris ha dimostrato la sua etica del lavoro per tanti anni, facendo vedere quanto tempo e quanta energia mette negli allenamenti. Credo che le sue ambizioni saranno intatte, quando si correrà”.

Poi, l’investitura, non da poco, visto il paragone: “Alla fine della sua carriera, Froome sarà comunque nella categoria di campioni al livello di Eddy Merckx. Ha vinto tutti e tre i Grandi Giri, ha trionfato al Tour quattro volte e magari saranno pure cinque quest’estate. Quanti corridori nella storia ci sono riusciti? Pochissimi”, le parole del tedesco, vincitore di 14 tappe al Tour de France.

Kittel parla anche del nuovo calendario e in particolare della prospettiva di correre i tre Grandi Giri da agosto a novembre. “Per me disputare le tre grandi corse in fila è una cosa assolutamente irrealistica, sia per gli organizzatori che per gli atleti. A meno che ogni giro sia affrontato da corridori differenti, che è una cosa che potrebbe anche funzionare. Ma a parte questo, i tre Grandi Giri si devono correre in Francia, Italia e Spagna, tre delle nazioni che sono state più colpite dal Covid-19. Penso che sia un’idea ben poco praticabile”.

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